Il guru dell’economia ci terrorizza: “arriva una crisi mai vista”

By | 18 gennaio 2016

La storia recente della crisi economia mondiale dovrebbe aver insegnato lezioni preziose a chi muove le leve delle banche centrali e dei governi. Almeno è quello che si augura Nouriel Roubini, guru della New York University, e ribadisce in un’intervista a Repubblica: “Non si può restare fermi – ha detto – Le autorità fiscali e monetarie dei principali Paesi dovrebbero subito assumere un’iniziativa forte e proattiva”. Il rischio immediato e concreto è che i mercati crollino, trascinando l’economia reale: “La Fed – aggiunge Roubini – dovrebbe interrompere i rialzi, la Bce potenziare il quantitative easing e altrettanto la Bank of Japan, la Banca centrale cinese imbracciare con maggiore decisione la strada dello stimolo monetario”.

 

Il precedente – Quel che è necessario è un gesto che riporti fiducia tra “investitori, risparmiatori, aziende” per evitare una nuova “fase ribassista”. Uno scenario già visto otto anni fa che con il periodo attuale rischia di avere “inquietanti parallelismi che ci danno una fortissima preoccupazione – ha ribadito l’economista – Bisogna capire se quello di questi giorni è solo un rovescio dei mercati o l’inizio di un nuovo crollo sistemico”. La differenza tra la crisi del 2008 e quella potenziale del 2016 sta nella causa scatenante. Otto anni fa il domino è partito dai mututi subprime: “ora potrebbe essere la catena di fallimenti delle società dello shale oil, messe in larga parte fuori mercato dai prezzi del greggio e della sovraproduzione Opec”.

Il segnale – I primi segni che il sistema sta traballando lo indicano strani movimenti sulle obbligazioni Usa: “È in corso una massiccia svendita di corporate bond legati appunto al settore energetico che rischia di destabilizzare il sistema”. La grande incognita è capire se si è davanti a una serie di fallimenti individuali o a una vera e propria epidemia. Nel secondo caso gli effetti saranno sistemici, in una situazione già aggravata dal crollo dei consumi delle ultime settimane.

Il malato – Il grande osservato speciale nell’economia mondiale resta il mercato di Pechino, ancora lontano dall’essere definito sano: “La crescita quest’anno non supererà il 6% contro il 7 dello scorso anno, e ci sono grossi problemi di modello di sviluppo, di consumi interni che non riescono a decollare, di export compromesso per la lentezza del resto del mondo”. Certo non può essere tutta colpa della Cina, visto che anche Europa e America non sono così trascinanti, visti i dati sull’industria manifatturiera e sulla vendita al dettaglio. E poi c’è il fermento all’interno dell’Unione europea: “l’incombente referendum sulla Brexit, la confusa situazione politica in Spagna, le persistenti tensioni nell’area euro anche se la morsa dell’austerity sembra rallentata”. L’unica maniera per mettere un freno a tutto questo, secondo Roubini, è nelle mani di un solo uomo:Mario Draghi a capo della Banca centrale europea.

Fonte: Qui

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