Bronzi di Riace, un tesoro tutto calabrese

By | 6 dicembre 2015

Il caso regola la storia. Osservando il corso della vita si può constatare come i più grandi eventi ebbero un principio casuale. Così la scoperta del prezioso tesoro di Reggio Calabria, i Bronzi di Riace.

Durante un’immersione subacquea, un turista in Calabria trovò, nella zona ionica di Riace Marina, due possenti bronzi. Siamo negli anni ’70 del 1900. Iniziarono presto i lavori di restauro per ottimizzare la preziosa scoperta. Dai primi accorgimenti, tenutesi a Firenze, a quelli conclusivi nella città di Reggio Calabria, che tra il 1992 e il 1995 si ebbe a che fare con un vero e proprio reperto archeologico.

Bronzi

Si tratta di una coppia, Bronzo “A” e Bronzo “B”, di quasi due metri di altezza. Il loro peso era piuttosto corposo, finché, già dal primo restauro, vennero svuotati al loro interno raggiungendo un peso di circa 160kg. Si è discusso molto sulla provenienza dei due “corpi”, fino ad ipotizzare la loro diversità per mano artistica. I Bronzi apparterrebbero a due autori diversi operanti in tempi cronologici differenti. Non si esclude l’ipotesi, però, che ruotassero sotto le opere di Fidia,  celebre per la decorazione del Partenone di Atene. Corrente la possibilità che i possenti corpi provenissero da Argo, indicando Agelada il Giovane come autore del Bronzo A e Alcamene il Vecchio per il Bronzo B. Mentre, alcuni studiosi li collocano in Magna Grecia, conosciuta per le numerose officine bronzistiche addette a tale lavoro.

Spicca la loro solennità, un orgoglio per la provincia di Reggio Calabria. Due eroi dalla bellezza perfetta. Trasmettono al visitatore l’idea di essere comuni mortali ingigantiti. Il bronzo è lucido, e ammirato da turisti tanto nazionali quanto internazionali. Insomma, un ritrovamento casuale che ha arricchito la città al limite tra la Calabria e la Sicilia, di un pezzo unico, anzi due.

La storia è maestra, si ripropone continuamente agli uomini. I pezzi storici emergono dalla Terra, spetta ai cittadini di oggi prendersene cura.

fonte:gazzettadicalabria

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