Daily Archives: 10 dicembre 2015

L’Albero di Natale più grande del mondo

Ad illuminare la gigantesca installazione sul Monte Ingino Andrea Lupiz di Medici senza Frontiere

 

Si è acceso per la 36esima volta l’Albero di Natale più grande del mondo, allestito da un gruppo di volontari, con prestazione d’opera assolutamente gratuita, lungo il versante del Monte Ingino ai piedi del quale è situata la città di Gubbio. Quest’anno ad accendere uno dei simboli natalizi più importanti dell’Umbria, che “illuminerà” tutto il periodo delle festività fino al 10 gennaio, è stato Miguel Lupiz, uno dei membri del direttivo dell’associazione Medici senza Frontiere, reduce da da una missione in Afghanistan.

Alla cerimonia di accensione in Piazza 40 Martiri, tra la gioia e l’entusiasmo di tantissimi eugubini e altrettanti turisti (1100 i camper accorsi nella Città dei Ceri), erano presenti anche il presidente del comitato Alberaioli, Lucio Costantini, il sindaco di Gubbio, Filippo Mario Stirati e il Vescovo Mario Ceccobelli. Dopo il corteo storico e le esibizioni di sbandieratori e musici, alle ore 18.40 Lupiz ha dato il via all’accensione sfiorando un tablet, come già avevano fatto, tra gli altri, papa Francesco (2014), Giorgio Napolitano (2012) e papa Benedetto XVI (2011).

I numeri dell’Albero – L’Albero, allestito dal 1981 ed entrato nel Guinness dei Primati dal 1991, è costituito da corpi illuminanti di vario tipo e colore, che disegnano un effetto cromatico assolutamente particolare e unico: si distende, con una base di 450 metri, per oltre 750 metri sulle pendici del monte Ingino, partendo dalle mura della città medioevale e arrivando alla basilica del Patrono, sant’Ubaldo, posta in cima alla montagna; copre una superficie di circa 130mila metri quadrati (poco meno di 30 campi di calcio). Oltre 300 punti luminosi di colore verde ne delineano la sagoma, il corpo centrale è disseminato di oltre 400 luci multicolore e alla sommità è installata una stella cometa della superficie di circa 1000 metri quadri disegnata da oltre 250 punti luminosi; sono necessari circa 7.500 metri di cavi elettrici di vario tipo per realizzare i collegamenti; ogni anno sono necessarie circa 1.300 ore di lavoro per montare tutti i punti luce, stendere i cavi e provvedere ai loro collegamenti; sono necessarie circa 900 ore per provvedere alla rimozione, manutenzione e rimessa in magazzino di quanto installato in precedenza.

Il Comitato dei volontari che provvede alla realizzazione dell’opera è attualmente costituito da 53 soci, con un Consiglio di 7 membri che ne coordina tutte le attività; il socio più giovane è nato nel 1995 mentre il meno giovane è nato nel 1928.

L’energia “verde” dell’Albero – Gli impianti di illuminazione dell’Albero di Natale più grande del mondo impegnano una potenza di circa 35 Kw e consumano mediamente circa 11.500 Kwh ogni anno. Un impianto fotovoltaico composto da 16 moduli da 280 W ciascuno, installato sulla copertura della sede del Comitato, provvede durante l’anno a generare una quantità di energia che copre una buona parte del fabbisogno di energia elettrica degli impianti di illuminazione dell’Albero durante il periodo di accensione. L’impianto opera in connessione alla rete elettrica di distribuzione BT secondo i criteri previsti dal Ministero delle Attività produttive. La quantità di energia solare incidente, caratteristica del luogo ove sorge la sede del Comitato, è stata calcolata mediante un programma di simulazione matematica, ottimizzato dai dati storici di radiazione misurati in prossimità del sito stesso; il sistema opera in modo da sfruttare la massima potenza del generatore solare utilizzando un software di gestione di tipo Mppt (inseguimento del punto di massima potenza). Un impianto “green” quello dell’Albero, a conferma di un’attenzione particolare per il rispetto dell’ambiente e di una ricerca costante di soluzioni finalizzate alla piena sostenibilità ambientale del progetto.

FONTE:tuttoggi.info

Investe un cinghiale a Pizzo Muore l’animale, due auto coinvolte

cinghiale

 

 

 

 

 

 

PIZZO (VV) – Stava percorrendo una strada buia a bordo della sua Fiat Stilo quando, ad un certo punto, si è visto apparire quasi dal nulla un cinghiale che non ha fatto in tempo ad evitare finendogli addosso.

L’animale è stato scaraventato verso un’altra vettura che proveniva dal senso opposto e che gli ha dato il colpo di grazia. E’ avvenuto questo pomeriggio, intorno alle 16, lungo la provinciale che da Pizzo porta alla zona industriale di Maierato, proprio nei pressi di quest’ultima cittadina.

Auto e conducenti hanno riportato lievi danni mentre il cinghiale, del peso di una decina di chili, ha riportato, come detto, la peggio.

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articolo originale

 

fonte:www.ilquotidianoweb.it

Tartufo di Pizzo

Il tartufo di Pizzo è un prodotto oramai tipico della pasticceria calabrese. Si tratta di un gelato alla nocciola che viene modellato, rigorosamente nel palmo della mano, a forma di semisfera con un cuore di cioccolato fondente fuso e ricoperto da un spolverata di cacao amaro in polvere e zucchero. È stato inventato negli anni ’50 dello scorso secolo quasi certamente ispirandosi all’omonimo cioccolatino della tradizione torinese commercializzato dalla Talmone, prodotto con gli stessi ingredienti e all’epoca popolarissimo.

A questo dolce tipico sono ispirati vari tartufi industriali che non hanno niente a che fare con quello artigianale. La produzione è tradizionalmente artigianale.

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Nel 1940, il maestro pasticcere messinese Dante Veronelli rileva dal napitino Jannarelli nel centro di Pizzo il Gran Bar Excelsior, che in seguito cambierà il nome in Gelateria Dante proprio in onore al suo primo proprietario, per proseguire l’attività imprenditoriale si avvale della collaborazione di un giovane pasticcere di belle speranze anche lui di Messina, Giuseppe De Maria, al secolo “Don Pippo”. I due grazie alla genialità produttiva del secondo e a quella imprenditoriale del primo riescono in poco tempo ad attirare l’attenzione per la grande qualità e il gusto dei loro prodotti. Il genio dei due artigiani si esprime all’interno del laboratorio di produzione, al termine della seconda guerra mondiale. A seguito della morte del Veronelli, il De Maria rimane l’unico proprietario dell’esercizio. Il tartufo, nella sua forma attuale è nato a Pizzo (nel 1952 circa) per puro caso, artefice di questa innovazione proprio “Don Pippo” il quale in occasione di un matrimonio patrizio, avendo esaurito gli stampi e le forme per confezionare il gelato sfuso per rifornire i numerosi invitati del matrimonio, sovrappose nell’incavo della mano una porzione di gelato alla nocciola ad uno strato di gelato al cioccolato, inserì quindi all’interno del cioccolato fuso ed avvolse il tutto in un foglio di carta alimentare da zucchero dandole la forma tipica del tartufo, il tutto fu messo a raffreddare. Il successo conseguito gli valse l’immediata notorietà. La ricetta originale viene ancora custodita gelosamente dai nipoti del maestro “De Maria”. Nel 1950, Giorgio Di Iorgi, il quale aveva iniziato la sua carriera lavorativa dentro la gelateria con il ruolo di cameriere, comincia ad apprendere l’arte della produzione del gelato; quindici anni dopo, in seguito al pensionamento del maestro De Maria, ne rileva l’attività.

Da questo momento in poi l’attività viene gestita a conduzione familiare, tramandandosi da padre in figlio la ricetta segreta per la realizzazione dei prodotti di gelateria.

 

fonte:wikipedia